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Medici e intelligenza artificiale: tra carichi di lavoro, soddisfazione e nuove sfide

17 ottobre 2025 | CompuGroup Medical Italia
Soddisfazione lavorativa e uso dell’intelligenza artificiale fra Medici di Medicina Generale e Pediatri in Italia.

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nella medicina è ormai una realtà anche per i medici di famiglia e i pediatri italiani. L’ultima indagine promossa da CGM analizza carichi di lavoro, soddisfazione e nuove sfide che la categoria sta affrontando tra burocratizzazione e innovazione digitale. 

 
Medici e intelligenza artificiale: tra carichi di lavoro, soddisfazione e nuove sfide 

Prosegue la serie di indagini promosse da CGM sui Medici di Medicina Generale (MMG) e i Pediatri di Libera Scelta (PLS) in Italia. La survey condotta nel mese di luglio 2025 ha coinvolto circa 130 professionisti distribuiti su tutto il territorio nazionale e offre uno spaccato dettagliato sulle loro condizioni di lavoro, sul rapporto con il Servizio Sanitario Nazionale e sull’approccio alle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale

I risultati confermano alcune tendenze già emerse nelle precedenti rilevazioni, ma mettono in luce anche segnali di cambiamento che vale la pena analizzare, soprattutto in un contesto di forte trasformazione della professione medica. 
 

Profilo dei Medici e Pediatri intervistati: età, genere e distribuzione 

Il profilo dei rispondenti mostra un quadro ormai consolidato: la grande maggioranza ha più di 60 anni (82% dei MMG e 79% dei PLS), mentre solo il 3% si colloca sotto i 50. La distribuzione di genere è sostanzialmente allineata ai dati nazionali, con una presenza femminile del 31% tra i medici di base e del 66% tra i pediatri, abbastanza in linea con quanto dichiarato dall’Annuario statistico del Sistema Sanitario Nazionale per l’anno 2023 (42% donne MMG, 70% donne PLS). 
 

Soddisfazione lavorativa, carichi di lavoro e cause di malcontento 

Uno dei dati più evidenti emersi dal sondaggio, riguarda la soddisfazione lavorativa. Solo il 13% dei medici, a prescindere dalla categoria, si dichiara molto soddisfatto del proprio lavoro. Al contrario, il 39% dei Medici di medicina generale e il 32% dei Pediatri di libera scelta si dice poco o per nulla appagato. Le cause sono chiare: burocrazia (81% MMG, 33% PLS), carichi di lavoro elevati e stress correlato (31% MMG, 42%PLS)1
C’è però una differenza tra i due panel, ovvero per il 16% dei Medici di medicina generale la scarsa soddisfazione è legata anche al rapporto con i pazienti, mentre nessuno dei Pediatri di libera scelta cita questa causa, indicando piuttosto difficoltà nei rapporti tra ospedale e territorio (8%).

Considerato l’alto numero di professionisti oberati da incombenze burocratiche e organizzative, il tempo dedicato ai pazienti soddisfa comunque in buona misura entrambe le categorie.  
 

Tra i Pediatri di libera scelta, il 73% afferma di avere sempre (18%) o spesso (55%) tempo sufficiente da dedicare ai propri pazienti, mentre il 24% dichiara di riuscirci solo qualche volta. La situazione appare più critica per i Medici di Medicina Generale: soltanto il 50% è soddisfatto del tempo disponibile (13% sempre, 37% spesso), mentre il 33% sostiene di avere tempo a sufficienza solo occasionalmente e il 15% raramente o mai (2%). Quest’ultima condizione non si riscontra tra i pediatri. 
Queste differenze sono spiegabili considerando il numero di pazienti seguiti: secondo la rilevazione 2023, il 59% dei medici di base assiste oltre 1.500 pazienti, rispetto al solo 5% dei pediatri; al contrario, il 59% dei pediatri si fermava sotto quota 1.000. Un carico maggiore di pazienti, infatti, porta inevitabilmente a una riduzione del tempo che ciascun medico può dedicare a ogni singolo caso. 
 

Convenzione o dipendenza dal Sistema Sanitario Nazionale? 
 

Alla domanda su un’eventuale transizione dal modello a convenzione a quello di dipendenza, i Medici di medicina generale appaiono più critici: solo il 41% manterrebbe l’attuale sistema, contro il 53% dei Pediatri di libera scelta. 

Chi difende la convenzione lo fa soprattutto per preservare autonomia e libertà professionale (50% MMG e 60% PLS) e per salvaguardare il rapporto di fiducia con i pazienti (31% MMG e 40% PLS). Non manca poi una quota che preferisce lo status quo per timore del cambiamento in cui le regole del gioco vanno ancora scritte (19% MMG e 20% PLS)2. 

D’altro canto, tra chi auspica il passaggio alla dipendenza, la motivazione principale riguarda le maggiori tutele: il 72% dei MMG e addirittura il 90% dei PLS considera questo aspetto decisivo. Non rientra tra le preoccupazioni maggiori, la possibilità di ridurre spese e oneri gestionali (solo il 14% degli intervistati menziona questa possibilità).Tra i professionisti per cui è indifferente quale modello adottare (8% per entrambe le categorie), il 43% dei MMG segnala comunque la volontà di mantenere lo stato di fatto, motivandola con la vicinanza alla pensione e l’età avanzata (dato che ricorre più volte nella survey). I pochi PLS, invece, offrono risposte meno raggruppate, ma si nota una tendenza verso il lavoro in team come modello per garantire qualità professionale e del servizio, anche attraverso le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali). 

È significativo notare che circa 1 medico su 5, sia tra i medici di base che tra i pediatri, non ha saputo esprimere un'opinione precisa, scegliendo di rispondere "Non lo so". Questo dato evidenzia quanto sia diffusa l’incertezza sul tema e quanto sia complesso il contesto attuale per la categoria

Intelligenza artificiale nella pratica medica: tra diffidenza e apertura 

La survey ha approfondito il tema dell’intelligenza artificiale durante le attività lavorative, già introdotto nelle precedenti indagini.  
L’AI è percepita positivamente dal 59% dei Medici di medicina generale e dal 68% dei Pediatri di libera scelta, con circa il 12% che ne dà una valutazione molto positiva. Le opinioni negative rimangono minoritarie (10% tra i MMG e 3% tra i PLS). 

Rispetto al 2024, una quota significativa di medici ha migliorato la propria percezione nell’ultimo anno: il 37% dei MMG e il 42% dei PLS. Solo una minoranza marginale dichiara di aver peggiorato la propria opinione. Tra i fattori più influenti ci sono articoli scientifici (60% MMG e 50% PLS), le esperienze personali positive (33% MMG e 34% PLS) e, in misura minore, le opinioni dei colleghi (17% MMG, 16% PLS) e la formazione professionale (16% MMG, 18% PLS)1. 

Tuttavia, tra chi ha peggiorato la propria opinione sull’AI, il fattore decisivo sembra essere l’esperienza diretta, che quando si è rivelata negativa ha pesato più di qualsiasi altra influenza. È quanto dichiarano il 100% dei Medici di medicina generale con una percezione significativamente peggiorata e il 100% dei Pediatri di libera scelta con una percezione moderatamente peggiorata, che attribuiscono proprio alle esperienze personali la causa del loro giudizio più critico. 

Questo effetto può essere spiegabile se si considerano due meccanismi psicologici piuttosto comuni: il negativity bias, cioè la tendenza naturale a dare più peso alle esperienze negative rispetto a quelle positive, e il personal experience bias, che porta a considerare la propria esperienza come verità oggettiva e universale, trascurando feedback e input che derivano dalle esperienze altrui. In questi casi, singole esperienze negative tendono a lasciare un segno più profondo rispetto alla lettura di articoli scientifici o alle opinioni favorevoli avute dai colleghi. 

Utilizzo concreto degli strumenti AI in ambulatorio 

Oltre alla percezione, cresce anche l’utilizzo diretto di strumenti AI. Se dalla survey di maggio 2024 era emerso che solo il 5% dei Medici di Medicina generale e il 2% dei PLS li aveva adottati in ambulatorio, oggi le percentuali salgono rispettivamente al 28% e al 37%. La maggior parte dei medici si affida a piattaforme generaliste come ChatGPT o Gemini (54% MMG, 29% PLS), spesso affiancandole a quelle sanitarie dedicate, usando entrambe le tipologie (29% MMG, 57% PLS), mentre solo una piccola parte utilizza esclusivamente tool dedicati al mondo medico-sanitario (13% MMG, 7% PLS). 

Quanto al tempo risparmiato grazie a tali strumenti, gli effetti sono ancora limitati ma significativi: il 50% dei Medici di medicina generale che usa l’AI stima di guadagnare da 1 a 3 ore al mese, mentre un 9% ne risparmia più di 4. Per i pediatri, il 29% dichiara un risparmio di 1-3 ore e ben il 14% oltre 6 ore mensili.  

Anche i clienti CGM possono lavorare con strumenti di Intelligenza Artificiale, ad esempio  MedQuestio, integrato direttamente nei software gestionali. Questa piattaforma permette di ottenere risposte scientifiche aggiornate e affidabili in tempo reale, senza dover uscire dalla cartella clinica. MedQuestio semplifica e velocizza la ricerca di informazioni, offrendo un supporto concreto alle decisioni cliniche quotidiane. In questo modo, i medici risparmiano tempo prezioso e possono dedicare più attenzione ai pazienti, mantenendosi costantemente aggiornati con la massima facilità. 
 

L’impatto dell’intelligenza artificiale sui pazienti  

Un altro fronte delicato riguarda l’impatto dell’AI sui pazienti. Secondo il 68% dei Medici di medicina generale e il 61% dei PLS, infatti, l’uso di questi strumenti da parte degli assistiti genera spesso confusione e incertezza, con possibili ripercussioni sulla fiducia nei confronti dei medici. Il 34% dei MMG e il 26% dei PLS ritiene che questa fiducia possa effettivamente indebolirsi, mentre una quota ancora maggiore ammette che il rischio esista almeno in parte (39% MMG, 45% PLS). 

Il fenomeno richiama il “vecchio” Dr. Google (ovvero la tendenza dei pazienti ad affidarsi più ai risultati delle ricerche effettuate sul motore di ricerca piuttosto che al proprio medico), ma con un potenziale ancora più invasivo e pervasivo. Secondo i nostri intervistati, i pazienti si rivolgono all’AI soprattutto per autodiagnosi basate sui sintomi (71% MMG e 63% PLS), informazioni generiche di salute (52% MMG e 45% PLS) e dettagli su farmaci e terapie (57% MMG e 24% PLS). Molto meno diffuso, invece, l’uso per approfondire patologie già diagnosticate (24% MMG e 18% PLS), segno che, una volta ricevuta una diagnosi, i pazienti tendono ancora ad affidarsi al parere medico1. 

Questa dinamica, tuttavia, costringe i professionisti a dedicare più tempo a spiegazioni e chiarimenti: il 34% dei MMG e il 26% dei PLS afferma di trovarsi spesso in questa situazione, mentre circa il 40% dichiara che ciò avviene occasionalmente, andando, probabilmente, a erodere ulteriormente quel tempo da dedicare alla visita del paziente che, come abbiamo visto, molti dei medici intervistati denunciano essere spesso scarso. 

Conclusioni: tra criticità storiche e nuove prospettive 

La survey restituisce l’immagine di una professione sospesa tra vecchie criticità e nuove prospettive. Da un lato, la burocrazia e i carichi di lavoro rimangono ostacoli pesanti, aggravati da un SSN sempre più in difficoltà e dall’età media elevata della categoria. Dall’altro, si intravedono segnali di apertura verso l’innovazione: l’intelligenza artificiale non è più percepita come un corpo estraneo, ma come uno strumento da conoscere, sperimentare e, in alcuni casi, già utilizzato nella pratica quotidiana. 

La vera sfida per i prossimi anni sarà trovare un equilibrio: garantire più tempo e tutele ai medici, rafforzare il rapporto di fiducia con i pazienti e promuovere un uso consapevole delle nuove tecnologie per aiutare i medici non solo nella pratica medica, ma anche nella gestione delle attività burocratico-amministrative. In questo scenario, formazione e aggiornamento non saranno accessori, ma condizioni essenziali per accompagnare la professione medica in una fase di trasformazione profonda. Trasformazione che toccherà inevitabilmente anche i pazienti e, in generale, tutta la società. 

 

1 Le percentuali possono superare il 100%, in quanto i rispondenti avevano la possibilità di selezionare più di un’opzione. 

2 Le percentuali possono superare il 100% poiché i rispondenti possono aver espresso più concetti nelle loro risposte a testo libero.