CompuGroup Medical
Synchronizing Healthcare

Scopri tutto sulla visione, la missione e le persone che danno forma a CompuGroup Medical in tutto il mondo.

Investor Relations
Eine Person tippt mit dem Finger auf ein Tablet-PC mit einer Investor-Relations-Präsentation
Carriera
CGM Global
Mehrere CGM-Flaggen

Il PNRR e le nuove sfide per il medico di medicina generale

26 luglio 2021 | CompuGroup Medical Italia
Il PNRR e le nuove sfide per il medico di medicina generale

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, dopo l’approvazione di Bruxelles, rappresenta davvero l’occasione per rivoluzionare il Servizio Sanitario Nazionale. A patto però di valutare la “questione medica” sollevata dai medici di famiglia.

 

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è entrato nella fase di effettiva gestione delle ingenti risorse da utilizzare per la ripartenza del Paese. La disponibilità complessiva del Piano è di circa 235 miliardi di euro per le sei Missioni previste, dei quali 20,23 miliardi (inclusi i finanziamenti del Fondo Complementare e di REACT-EU) per la Missione 6, quella relativa alla Salute.

 

La responsabilità verso le nuove generazioni

Oltre il 60% delle risorse complessive è rappresentato da prestiti che saranno le generazioni future a dover restituire, determinando una grande responsabilità dell’attuale classe dirigente sulle priorità e sulle logiche di spesa e di investimento. È necessario, quindi, che le risorse impiegate garantiscano un effettivo sviluppo di lungo periodo, generando crescita economica e sociale in modo da sostenere e ripagare il debito contratto.

Ciò vale per tutte le missioni e, anche per quanto riguarda l’ambito Salute, c’è la necessità di iniziare a considerare il termine investimento nel senso più ampio, considerando non solo gli aspetti infrastrutturali (tecnologie mediche, edilizia, tecnologie dell'informazione e della comunicazione, etc.), ma anche e soprattutto l’aspetto delle professionalità coinvolte e prestando particolare attenzione alle attuali carenze nelle caratteristiche dei servizi, dei processi e nello sviluppo di competenze tecnico-specialistiche necessarie ma oggi insufficienti nel SSN (ad esempio in campo manageriale, in ambito di gestione delle strutture intermedie e territoriali, nell’area digitale, etc.).

È su questi temi che negli ultimi tempi si è acceso il dibattito sulle opportunità offerte dal PNRR e, soprattutto su come sviluppare il complesso di governance che dovrà gestire le ingenti risorse messe in campo

 

La missione Salute nel PNRR

La Missione 6 dedicata alla Sanità e si articola in due componenti principali. Da un lato il potenziamento dell’assistenza territoriale, che prevede anche una maggiore integrazione tra servizi sanitari e sociali, tramite:

  • Creazione di nuove strutture (come Ospedali di Comunità e Case della Comunità)
  • Rafforzamento dell’assistenza domiciliare
  • Sviluppo della telemedicina;

Dall’altro la digitalizzazione e il rafforzamento del capitale umano del SSN attraverso il potenziamento della ricerca e della formazione.

In sintesi questi investimenti dovrebbero contribuire a risolvere una serie di criticità del nostro sistema sanitario quali:

  • Significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di prevenzione e assistenza sul territorio;
  • Inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali
  • Tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni;

A queste principali problematiche individuate dal PNRR c’è poi da aggiungere che il modello di governance per l’attuazione del PNRR e, in particolare per il Servizio Sanitario Nazionale, deve tenere di conto di almeno due fattori cruciali. Il primo riguarda il forte decentramento che vede protagoniste le Regioni con il sistema delle aziende sanitarie del Servizio sanitario regionale (SSR).

Il secondo fattore è il tempo: il finanziamento europeo, infatti, impone un orizzonte temporale relativamente breve, i fondi dovranno essere spesi entro 5 anni. Ciò significa che progetti e riforme da finanziare dovranno essere convincenti agli occhi della Commissione, ma, soprattutto dovranno essere supportati da una progettazione esecutiva efficace per ogni singolo intervento, in modo da essere messi in atto nelle singole aziende sanitarie locali, anche nei contesti regionali più deboli.

Rafforzare la Medicina Generale

Elemento fondamentale dell’assistenza territoriale è rappresentato dalla Medicina Generale la cui importanza strategica è stata messa in evidenza dalla pandemia da Covid-19.

Per promuovere la continuità della cura è necessario innanzitutto stabilire su tutto il territorio nazionale degli standard infrastrutturali, di apparecchiature tecnologiche e di software gestionali in cloud, che rendano più omogeneo il livello dei servizi e consentano una riprogettazione strategica e funzionale della relazione tra i medici di famiglia e loro colleghi (pediatri di libera scelta e specialisti di altre branche), oltre che con il personale infermieristico, sociosanitario e di supporto amministrativo.

Come affermato di recente dal dottor Filippo Anelli (presidente Fnomceo), per riallineare i servizi assistenziali ai bisogni dei cittadini, è fondamentale procedere anche al rafforzamento del capitale umano in termini di formazione e un contestuale, coerente coinvolgimento con la giusta valorizzazione dei ruoli dei professionisti sanitari.

Non a caso nel mese di giugno le organizzazioni sindacali dei medici hanno condiviso un documento presentato al Governo sulla “Questione medica” nel quale, tra l’altro, rivendicano le competenze, l’autonomia e le funzioni svolte, sollevando il tema della valorizzazione delle competenze dei singoli professionisti e le attuali carenze di organico, sottolineando come l’inadeguatezza dei modelli assistenziali abbia messo in difficoltà l’esercizio professionale come ad esempio proprio nel caso dell’assistenza territoriale.

 

La presa in carico del paziente

Le preoccupazioni di medici di medicina generale sono giustificate: sono infatti proprio loro tra i maggiori protagonisti del modello proposto nel PNRR. Il loro impegno li coinvolge sin dal potenziamento dell’assistenza territoriale che, con lo scopo dichiarato di raggiungere almeno il 10% degli over 65 (oltre 800mila persone), dovrebbe vedere l’attivazione di ben 602 Centrali operative territoriali (COT), che dovrebbero garantire, una per distretto, il coordinamento tra i vari servizi sanitari.

In questo modello ha un ruolo centrale lo sviluppo della Telemedicina, con il PNRR che prevede, non a caso, investimenti per un miliardo di euro, incentivando il ricorso a una serie di attività riguardanti l’intero percorso di prevenzione e cura:

  • Tele-assistenza;
  • Tele-consulto;
  • Tele-monitoraggio;
  • Tele-refertazione

Perché non resti un progetto senza effettivi risvolti pratici, inutile sottolineare quanto sia cruciale il ruolo del Fascicolo sanitario elettronico (specie se in cloud): Solo i software gestionali sanitari concepiti sulle esigenze dei medici di base possono consentire l’integrazione reale di tutte queste attività e permettere di fare un balzo in avanti nella “digitalizzazione” della sanità, rendendo disponibile la “storia” del paziente a prescindere dalla struttura e dal livello nel quale viene erogata la prestazione medico-sanitaria.

Le case di comunità

Lo snodo cruciale del nuovo modello di assistenza territoriale disegnato dal PNRR sono anche le “case di comunità”, pensate proprio come punto di riferimento continuativo per la popolazione, con lo scopo di garantire, su un determinato territorio, sia l’attività di prevenzione sia la presa in carico dei pazienti.

La riforma ne prevede una ogni 20mila abitanti (circa 3mila in totale), anche se il Piano di ripresa e resilienza prevede l’attivazione, nei prossimi cinque anni, solo delle prime 1.288. In queste strutture opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che, insieme alla figura dell’infermiere di famiglia introdotta dal Decreto Legge 34 del 2020, interagiranno con specialisti ambulatoriali e altre figure socio sanitarie (fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione, assistenti sociali, etc.).

Al suo interno è prevista anche la presenza di un’infrastruttura informatica, un punto prelievi e una adeguata dotazione di strumentazione polispecialistica, in modo da costituire effettivamente un punto di riferimento completo per una determinata comunità, anche dal punto di vista dell’accessibilità visto che la struttura dovrebbe funzionare dalle 8 alle 20.

Nell’ottica della riforma queste strutture diventeranno il luogo privilegiato per il lavoro associato dei medici di medicina generale che dovranno garantire la copertura del servizio, anche se su questo tema ci sono ancora molte incertezze e il dibattito è ancora aperto.

 

Le sfide: digitalizzazione e lavoro in team

L’intera strategia sanitaria disegnata dal PNRR si basa su due componenti fondamentali: la digitalizzazione della sanità e l’integrazione tra le varie strutture e, soprattutto, tra le figure professionali coinvolte.

La tecnologia e l’informatica sono indispensabili per sviluppare le prestazioni di telemedicina e dare sostanza a strumenti come il Fascicolo elettronico sanitario, mentre la figura del medico di famiglia, il primo titolare della medicina di territorio, dovrà necessariamente allargare gli orizzonti del proprio ambulatorio a favore di un’organizzazione sempre più tendente al lavoro in team.

Il rinnovo del servizio sanitario ha certamente la necessità di un rinnovamento tecnologico adeguato da porre in essere in tutto il territorio nazionale, ma, soprattutto, dovrà passare da una gestione consapevole degli strumenti e delle professionalità a disposizione, al passo con lo sviluppo tecnologico e scientifico e con le attuali tecnologie digitali.

Basti pensare, ad esempio, a quanto possa essere importante in una struttura nella quale ci dovrebbe essere l’alternanza di non meno di 10 medici di famiglia (oltre a pediatri, infermieri e altro personale sanitario e amministrativo), per la gestione di migliaia di pazienti, la capacità di utilizzare strumenti informatici in grado di essere sempre aggiornati e sui quali tutti i membri del team possono lavorare in cloud da remoto.

 

Conclusioni

Nonostante le perplessità che da più parti vengono espresse sul nuovo disegno del Servizio sanitario proposto dal PNRR, il processo è ormai partito e, aldilà degli aggiustamenti che potranno esserci lungo il percorso, i punti cardine per lo sviluppo della medicina del territorio dei prossimi anni sono sicuramente quelli della digitalizzazione e dell’integrazione di dati, strumenti e, soprattutto, professionalità.

I medici di famiglia ne sono ben consapevoli e già da tempo hanno sposato l’utilizzo di procedure e mezzi informatici all’avanguardia che hanno consentito loro anche di dare risposte ai propri pazienti durante questo lungo periodo di pandemia.

Le sfide che li attendono saranno, probabilmente, anche più complesse e avranno bisogno di poter contare su tutta la professionalità, la capacità di innovazione e la responsabilità che la categoria ha ampiamente dimostrato soprattutto nei periodi di maggiore crisi.

 

Articoli correlati
Medico di famiglia in pandemia
Il ruolo del Medico di Famiglia in tempi di Pandemia.

Fin dai primi segnali di diffusione dell’epidemia, i medici di medicina ...

La tecnologia Cloud: un punto di svolta epocale per l'attività del medico
La tecnologia Cloud: un punto di svolta epocale per l'attività del medico

 

Innovazione e digitalizzazione sono tra le parole chiave del n...