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La popolazione “silver”: i dati di oggi e le nuove sfide dell’assistenza sanitaria

30 settembre 2022 | CompuGroup Medical Italia
Giornata Mondiale del Diabete

Il 1° ottobre ricorre la “Giornata internazionale delle persone anziane”. Istituita nel 1990 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è l’occasione per riflettere sulle esigenze delle persone più mature e sulle sfide che ci attendono a causa dell’invecchiamento della popolazione.

 

Entro il 2030 il numero di over 60 sarà aumentato del 34%, passando dal miliardo del 2019 ad 1,4 miliardi e superando numericamente i bambini inferiori ai 10 anni. Nel 2050, la popolazione globale di anziani sarà più che raddoppiata, arrivando a 2,1 miliardi, più dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni e più del doppio dei bambini sotto i 5 anni.

Non a caso l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha elaborato per il periodo 2021-2030 la “Decade dell’invecchiamento in salute” con l’obiettivo di ridurre le disparità nel diritto alla salute e migliorare le condizioni di vita delle persone anziane.

 

Gli anziani in Italia

L’ultima fotografia dell’Istat sulla condizione di salute della popolazione anziana in Italia riporta, ad esempio, che “un terzo degli over 75 presenta una grave limitazione dell’autonomia e per un anziano su 10 questa incide sia sulle le attività quotidiane di cura personale che su quelle della vita domestica”.

Questi dati, risalenti al 2019, sono presumibilmente peggiorati a causa della pandemia, durante la quale l’isolamento domestico ha comportato una significativa riduzione del livello di attività fisica con conseguenze negative in particolare nei soggetti affetti da patologie croniche. Inoltre, come ormai ampiamente documentato, l’isolamento e la paura di contrarre l’infezione e le difficoltà del sistema sanitario hanno molto spesso causato un differimento delle cure mediche con il concreto rischio di peggioramento delle patologie preesistenti.

In Italia siamo ancora i più longevi d’Europa, ma con uno stato di salute più debole rispetto agli altri concittadini europei e la spesa sanitaria per la cura e assistenza a lungo termine “Long term care” (LTC) è pari al 10% della spesa sanitaria totale, molto meno rispetto a quanto si spende in vari stati europei come la Svezia (26%), l’Olanda (24%), la Germania  (16% ) o la Francia (12%). 

 

L’opportunità del PNRR

Con queste premesse è evidente quanto possa essere importante l’attesa rivoluzione dell’assistenza sanitaria inclusa nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che prevede, tra l’altro, un grande impulso per le cure di prossimità e un importante sviluppo della telemedicina.

L’obiettivo dell’Oms di “aggiungere vita agli anni” si sposa perfettamente con la nuova architettura della sanità disegnata dal PNRR, incentrata sulla delocalizzazione dell’assistenza che privilegia il domicilio del paziente come primo luogo di cura anche mediante l’utilizzo delle più recenti metodiche digitali e di teleassistenza.

Altrettanto importanti le strutture intermedie come sottolinea anche il prof. Francesco Landi del Policlinico Gemelli di Roma, presidente delle Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG). Il prof. Landi, infatti, ritiene che gli interventi prioritari per la popolazione anziana da implementare con il PNRR siano non solo il “rafforzamento e l’omogeneizzazione dei servizi territoriali con la riorganizzazione delle cure domiciliari per anziani”, ma anche “un incremento dei posti letto geriatrici negli ospedale per acuti e per le cure intermedie”, suggerendo, infine, “la realizzazione di una "anagrafe" degli anziani più fragili da raggiungere anche per via telematica in collaborazione con la medicina generale, potenziando i servizi di telemedicina.

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